Voi non siete quello che gli altri dicono di voi.

Voi non siete quello che gli altri dicono di voi.

Voi non siete quello che gli altri dicono di voi.

Voi non siete quello che gli altri dicono di voi.

Non siete una categoria o una casella da barrare,
non siete quello che scrivono i giornali,
non siete una statistica,
non siete “il clima” del post-attentati
, non siete le paure che vogliono assegnarvi.
Non siete la gente, o il “popolo di Facebook”,
non siete carne da voto per i politici,
non siete nemmeno l’odio che vi attribuiscono, perché se poi vai a prendere quei singoli odii uno per uno,
magari scopri che nella maggior parte dei casi è sacrosanta indignazione, oppure superficialità,
e, mentre l’odio non lo disinneschi,
la superficialità per fortuna si può, basta ascoltare la naturale voglia di andare più a fondo, farla crescere fino a sentirla più forte del desiderio di sicurezza,
come quando al mare a sei anni hai paura ad andare sotto con la testa e invece un giorno d’un tratto la tua passione diventa fare i tuffi.
Non siete i bisogni che vi impongono,
non siete il vostro potere d’acquisto,
non siete la causa dello sfruttamento di milioni di persone. Non siete la vostra malattia.
Non siete una tessera di partito.
Non siete nemmeno il vostro Dio perché, al limite, è lui ad essere voi.

Non siete tutte queste cose, eppure le create, ogni giorno. Dunque potete influenzarle, semplicemente scegliendo quali gesti e pensieri volete abitare.

Perché noi siamo soprattutto

nei nostri amori,
nella musica che ascoltiamo mentre andiamo al lavoro, nella maniera in cui lo facciamo,
nei libri che leggiamo o non leggiamo,
nelle nostre parole, nei nostri sguardi.
Nelle nostre mani e nei nostri silenzi.
Nei nostri figli e nei nostri genitori.
Nella torre di cubetti fatta sul pavimento del soggiorno,
nel nostro piccolo orto in giardino,
in quel caffè bevuto insieme mentre fuori piove,
in quel maglione in più per un’ora di riscaldamento acceso in meno.
Nell’euro lasciato all’uomo del carrello, ma guardandolo negli occhi, così quell’euro sarà il prezzo di uno sguardo di gratitudine e penseremo che rispetto alle borse della spesa stracolme che stringiamo nelle mani, quello sguardo ci è costato pochissimo eppure ci nutre lo stesso.
Siamo nella carezza al nostro cane quando non se la aspetta, nei baci coi nasi freddi a dicembre,
in quella mano che nel letto si sposta, di notte, sotto le lenzuola, solo per sentire se lei è ancora lì o se lui è venuto a dormire.

Siamo ogni giorno quello che scegliamo di essere e quello che scegliamo di essere determina tutto quanto.
Perciò amiamo più forte, prendiamoci cura della vita, rispettiamo la morte, manteniamo le promesse, impariamo che se prendersi cura è importante, prestare attenzione lo è ancora di più. Perché la cura è nella parole, mentre l’attenzione è nell’ascolto.

Voi non siete quello che gli altri dicono di voi.

Siamo quello che scegliamo di dire di noi, e la maniera in cui scegliamo di farlo. Ma, anche questo, non ha alcun valore se non c’è nessuno a cui importa.
Allora importiamoci, cazzo, apriamo le frontiere della curiosità.
Il resto verrà di conseguenza.

Matteo Bussola

 

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